Gennaio nero per il piano Transizione 4.0: come previsto dalla legge di bilancio 2022 le aliquote, infatti si dimezzeranno a partire dal primo mese del 2023, passando dall’attuale 40% per investimenti fino a 2,5 milioni (per beni materiali inclusi nell’Allegato A) a un più modesto 20%. La decisione di non includere il piano Transizione 4.0 nella nuova legge di bilancio, lasciando in sostanza le cose come stanno, ha sollevato numerose polemiche, non ultima quella del presidente degli industriali Bonomi che ha espresso profonda delusione.
Una possibile revisione del piano è suggerita da timidi segnali come l’incontro Calenda-Meloni del 29 novembre, e nella chiosa del ministro Urso (MIMIT, ex MISE) sulla necessità di rivedere la Transizione focalizzandosi su cybersecurity e tecnologie cloud, ma soprattutto dall’interlocuzione in corso tra il Ministro degli Affari Europei Fitto e l’UE per l’estensione al 2023 di parte dei fondi del PNRR, da investire per mantenere le aliquote correnti, scongiurando quindi il dimezzamento del credito d’imposta, il cui esito non è ancora certo.
Notizie migliori per l’anno 2024, date dall’ipotesi formulata da Urso (ancora allo studio) di rivedere il piano Transizione 4.0 ristabilendo le aliquote attuali e rendendolo strutturale – ancora da capire se vincolato alla transizione green, agli obiettivi occupazionali o altro.
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